Il famoso “carrello elevatore”, lo strumento più apprezzato da chi possiede un’industria di trasporti, porta con sé una storia molto interessante.
Il suo nome colloquiale, muletto, è stato introdotto per la prima volta non tantissimi anni fa (primi anni ‘50), con lo scopo di trovare un nome più immediato per uno strumento rapido e utilissimo.
Oggi, scopriremo insieme come nasce questo termine e qual è la sua origine effettiva. Scopriremo qualcosa in più sui carrelli elevatori e sulla loro presenza all’interno delle imprese.
In questo modo, potrete colmare la vostra curiosità e aggiungerei qualcosa in più al vostro bagaglio culturale.
Conoscere l’origine delle parole è spesso più interessante del previsto, perché ci permette di raccontare una storia sconosciuta e appartenente al passato.
La storia del muletto
Il muletto può essere descritto come un semplice “mezzo operativo”, uno strumento dotato di ruote e messo in moto da un motore (elettrico, a gas o a diesel).
Viene utilizzato nell’industria dei depositi e per il carico e scarico merci, sfruttato per la sua capacità di sollevamento e spostamento della merce.
La nascita del muletto risale agli anni venti del Novecento, quando il primo carrello elevatore viene inventato da Eugene Clark, un meccanico statunitense.
Con il trascorrere degli anni, il mezzo è diventato sempre più conosciuto e sfruttato. La sua diffusione va di pari passo con quella dell’uso del pallet, fondamentale per le imprese già verso la fine della seconda guerra mondiale.
Il modello iniziale è stato modificato per diventare più ergonomico e più pratico; i comandi sono stati migliorati per facilitare la guida e gli spostamenti; le misure di sicurezza sono state incrementate per proteggere al meglio il conducente.
I modelli attuali sono spesso caratterizzati dalla presenza a bordo di un display multifunzione, dove è possibile controllare e visualizzare tutte le informazioni principali che riguardano il carrello. Dalla modalità di esercizio alle ore di esercizio, passando poi per lo stato di carica e il peso massimo trasportabile.
Il cambio manuale è stato abolito in favore della trasmissione automatica, è stato aggiunto un sicuro servosterzo e sono stati introdotti diversi miglioramenti tecnologici e strutturali – con l’obbiettivo di migliorare le prestazioni del carrello.
Le imprese moderne puntano a velocizzare il più possibile il trasporto, facendo in modo che il muletto accompagni i guidatori in ogni fase di carico e scarico, evitando errori.
Oggi esistono tantissimi marchi che si occupano della produzione di muletti di grande qualità, che operano soprattutto a livello locale. Parlando globalmente, invece, il marchio leader del settore resta Toyota, che lavora da anni alla produzione di carrelli sempre più completi.
L’origine del nome
Ora che abbiamo scoperto qual è la storia del carrello elevatore, possiamo concentrarci sull’origine del nome muletto, scoprire da dove arriva questo simpatico “soprannome”.
A quanto pare, il temine muletto è stato introdotto per la prima volta intorno al 1949, in Germania.
All’epoca, la fabbrica Still denominava il suo primo carrello elevatore elettrico – ad alimentazione elettrica – “Muli”. A questi tempi, non era insolito associare a specifici strumenti di lavoro il nome degli animali che prima ne svolgevano le funzioni.
Se prima il carico veniva trasportato, sollevato e spostato dai muli, oggi viene adoperato il “muletto”.
Qualche anno dopo rispetto all’introduzione della fabbrica Still, i primi carrelli elettrici iniziarono ad arrivare nel porto di Genova.
In poco tempo si diffuse l’abitudine tra i lavoratori di chiamarli muletti, abitudine che non è mai scomparsa e che ha continuato a diffondersi fino ad oggi.
Ecco quindi spiegato perché il carrello elevatore si chiama anche muletto, a chi dobbiamo la sua invenzione e la sua diffusione.